III Convegno 'Amianto lo stato dell'arte' a Pordenone

Dopo la (tutto sommato) positiva esperienza di Udine del 17 febbraio 2012, l’EARA onlus di Trieste ha scelto la città di Pordenone per organizzare la terza edizione del Convegno biennale ‘Amianto, lo stato dell’arte’. Tema centrale del convegno, l’approfondire le migliori azioni atte a favorire la prevenzione primaria, ovvero la bonifica dell’asbesto nei siti inquinati (vedi l’annoso problema del greto del Cellina Meduna, i tetti di numerosi capannoni industriali abbandonati, ed altro ancora) con gli interventi di autorevoli esperti, e coinvolgendo i rappresentanti degli enti locali interessati che intendano avviare “buone pratiche” per le bonifiche di siti pubblici e privati.
Il convegno, svoltosi dalle ore 9 alle 12 di venerdì 21 febbraio 2014 presso la prestigiosa sala consiliare della Provincia di Pordenone in Largo S. Giorgio 12, ha visto la presenza (grazie anche allo straordinario lavoro di contatto con i direttori didattici portato avanti dal consigliere EARA Luigi Gaspardo) di quasi un’ottantina di studenti di due istituti medi superiori della città, l’I.T.S. Geometri ‘S. Pertini’ e l’I.T.S. Innovazione ‘J.F.Kennedy’, accompagnati dai loro insegnanti. Per la Regione FVG c’erano in sala i consiglieri Chiara Da Giau e Renata Bagatin (PD), mentre dei sindaci vi era solo quello di Porcìa, Stefano Turchet.
Stefano Zannier, Assessore alla Tutela ambientale della Provincia di Pordenone, nel portare i saluti dell’amministrazione, ha affermato che la questione amianto è stata per troppo tempo sottovalutata, ed è sicuro che i relatori porteranno proposte concrete e faranno conoscere quello che è il problema vero e proprio, che non riguarda solo un ente pubblico, ma la salute di tutti quanti noi. I numeri dei decessi parlano chiaro e sono spaventosi, anche se c’è una sensibilità diversa rispetto agli anni passati, pertanto tutti quanti devono concorrere per dare una soluzione. Con disappunto Zannier ha poi verificato che in sala, a parte il sindaco di Porcia, non era presente alcun altro primo cittadino della provincia.
Paolo Tomatis, presidente dell’EARA, ha ringraziato l’amministrazione provinciale del presidente Ciriani per la collaborazione, sottolineando l’importanza di rendere consapevoli le giovani generazioni sul problema amianto, che s’intende inquadrare non solo in un ottica regionale ma anche e soprattutto a livello europeo e transfrontaliero, vedi il caso delle vicine Slovenia e Croazia, le quali hanno a tutt’oggi grossi problemi ambientali e sanitari con l’asbesto, e proprio per questo motivo sono due Paesi che l’associazione sta seguendo attentamente, visto che lo scorso 29 gennaio una delegazione dell’EARA è stata ricevuta in audizione presso la Commissione congiunta Ambiente/Sanità presso il Sabor (Parlamento) di Croazia. L’ideale – secondo Tomatis – sarebbe integrare le bonifiche con i processi di inertizzazione, a patto che vengano fatti nel pieno rispetto delle regole.
Terminati i saluti al pubblico di Zannier e Tomatis, il moderatore del convegno, Paolo Verardo, P.O. del settore ecologia-servizio gestione rifiuti della Provincia di Pordenone, ha dato inizio ai lavori, con gli interventi di Renzo Simoni (Responsabile S.S. Igiene Tecnica del Lavoro, S.C. Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, Dipartimento di Prevenzione, A.S.S. n. 1, Trieste) su “Amianto, usi rischi e possibilità future. Una breve storia”, e di Giulio Sossi (Geo-SAT Progetti srl, Trieste), su “La discarica per rifiuti non pericolosi, monodedicata allo smaltimento di materiali da costruzione contenenti amianto, in località Croce Vial, Comune di Porcia: modalità di costruzione e funzionamento”.
Simoni ha ritenuto che l’odierno appuntamento pordenonese è una importante occasione di conoscenza del problema amianto, spiegando alla folta platea di giovani di che cosa si tratta, in primis dal punto di vista mineralogico (caratteristiche delle fibre, la classificazione, etc..). Dagli anni Settanta – egli ha affermato – più di qualcuno ha cominciato a porsi (finalmente) il problema, e da quella volta, guarda caso, la produzione di manufatti in amianto in Italia ha cominciato a scendere. Egli ha raccontato la storia del suo impiego industriale, iniziato alla fine dell’Ottocento, e soprattutto in quali settori è stato utilizzato (edilizia, materiale ferroviario, cantieristica navale, industria chimica e petrolchimica). A Trieste in questi giorni si è parlato molto della pavimentazione in vinil-amianto in scuole ed ospedali: esso non costituisce un problema di salute pubblica, a meno che non sia usurato, perché in quel caso può rilasciare fibre. Simoni ha quindi spiegato in breve le caratteristiche principali della legge 257/92, quella che ha di fatto messo fuori gioco l’amianto nel Paese, mentre per chi lavora sulle bonifiche esiste il decreto legislativo n. 81, illustrando come va fatta correttamente una bonifica di materiale d’amianto. Soluzioni alternative per rendere innocuo l’amianto ce ne sono, indottrinando i presenti su quali sono le nuove frontiere per inertizzarlo/riciclarlo. Non c’è, a suo avviso, una vera volontà politica di affrontare seriamente il problema amianto, anche se in Regione FVG esiste la discarica di Porcia, che egli considera un gioiello per quanto concerne soprattutto la sicurezza.
Ed è proprio su questo argomento che si è incentrata la relazione di Giulio Sossi, secondo degli oratori al convegno. Inquadramento normativo, aspetti della costruzione, aspetti gestionali e avanzamento dei lavori relativi all’ampliamento del sito di stoccaggio, attuazione della direttiva CE, le tre tipologie di discarica possibili, il DM con i criteri di ammissibilità dei rifiuti: questi solo alcuni dei temi affrontati da Sossi nell’introduzione. Egli è poi entrato nel dettaglio in merito alla discarica di Porcìa, spiegando il piano di sorveglianza e di controllo, soprattutto delle emissioni gassose, con i parametri da monitorare e la frequenza di campionamento. Ha poi esibito nelle slides una planimetria con l’allestimento della discarica: preparazione, modellamento delle scarpate laterali, stesura del geotessuto di rinforzo con uno strato di materiale stabilizzato, il riporto del materiale argilloso, suo stendimento, la compattazione del primo strato argilloso, del secondo strato, la saldatura del telo, l’impermeabilizzazione dell’intero invaso, la copertura HDPE, le condotte drenanti di raccolta del percolato, l’impianto di trattamento del percolato con vasca di sedimentazione con copertura, la vasca di sub-irrigazione, con immagini del nuovo piano di invaso. La parte vecchia della discarica, giunta in saturazione, è già stata ricoperta e messa in sicurezza.
Nella seconda parte del convegno, seguita al Coffee break (Pausa caffè), Glauco Spanghero (Dipartimento tecnico scientifico Grandi Rischi ARPA FVG – Palmanova) ha parlato a proposito de “L’amianto sul territorio del Friuli Venezia Giulia. Le mappature di ARPA FVG, le tecniche di elaborazione geospaziale su GIS e le ipotesi di sviluppo futuro”. A seguire, Claudia Luisa D’Alessandro (Struttura complessa Area Ambienti di Lavoro, Dipartimento di Prevenzione, Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 ‘Friuli Occidentale’), è intervenuta su “Le ripercussioni sanitarie del problema amianto nella provincia di Pordenone”.
L’intervento di Spanghero si è articolato in tre punti, anch’egli con l’ausilio di slides esplicative: mappature delle strutture in amianto, fase progettuale di realizzazione dell’archivio unico amianto, le ipotesi di sviluppo futuro. I censimenti vanno fatti confluire in un unico geodatabase, ma ciò che servirebbe assolutamente quanto prima è l’aggiornamento del censimento degli edifici pubblici (quello attuale è datato, incoerente ed incompleto). Cosa deve conoscere bene un tecnico del settore? Le tecniche di analisi di rischio. Portar via l’amianto da un posto può generarne un altro, conferendolo da un altra parte.
La D’Alessandro ha subito chiarito qualche aspetto relativo alle patologie asbesto-correlate. Come può l’amianto farci del male? Innanzitutto respirandolo. Esso causa un danno sia a livello locale, cioè nei polmoni, sia in periferia, cioè distante dai polmoni. Le patologie da amianto possono essere tumorali (mesotelioma, molto aggressivo ma raro; carcinoma polmonare e laringeo) e non tumorali (asbestosi, alterazioni pleuriche): tessuti mesoteliali, polmone e laringe sono i distretti anatomici più vulnerabili. Le terapie sono del tutto palliative, e attuabili solo in fase precoce, ma allungano la vita di qualche mese al massimo. Il numero dei casi incidenti di mesotelioma per la provincia di Pordenone dal 1995 al 2014 sono 103, di cui 27 femmine e 76 maschi, e l’epidemia è in crescita. Nella Destra Tagliamento – ha specificato la D’Alessandro – non c’è una casistica tale come a Trieste e nell’Isontino (Monfalcone su tutte). I problemi qui li ha creati il settore tessile (in prevalenza manodopera femminile), il settore edile e l’industria meccanica (manodopera maschile). L’età media dei casi è di anni 72,4 per le donne, e di 70,1 per gli uomini.
Al termine del convegno, il moderatore ha chiamato a sé tutti quattro i relatori ed ha innescato un interessante dibattito coinvolgendo il pubblico, in special modo gli studenti, alcuni dei quali hanno approfittato per rivolgere diverse domande, soprattutto sulle tecniche più moderne di inertizzazione illustrate dall’ing. Simoni con i relativi impianti, i costi ed il riutilizzo del materiale vecchio e la sua trasformazione in nuovi prodotti. Uno studente ha rivolto poi al presidente Tomatis alcune domande sulla legislazione europea in materia di amianto: la legislazione d’Italia e della Polonia, a avviso di Tomatis, sono due fra le più avanzate in Europa. Ad un’altra precisa domanda da parte di uno spettatore su quale sia la principale autorità sanitaria nei Comuni, ha risposto Spanghero affermando che sono i sindaci le massime autorità in tale campo. Decidono costoro se merita intervenire, e – quando necessario – come intervenire. A proposito dei monitoraggi, la sonda per i rilevamenti – ha spiegato Spanghero – di per sé non è grande, ma per farla volare per le riprese aeree e monitorare il sottostante costa una follia, e di soldi ce ne sono pochi. Secondo Simoni basterebbe usare l’infrarosso.
Sono stati poi richiesti dagli stessi studenti, gran parte dei quali molto interessati all’argomento (per la stragrande maggioranza di costoro del tutto inedito), copie degli Atti del Convegno EARA 2012 di Udine e del periodico EARAnews, che sono andati esauriti in meno di un minuto, cosa mai accaduta prima. Segno che l’evento, organizzato in poche settimane, ha riscosso un buon successo, per merito anche dei relatori e del moderatore, tutti quanti – è doveroso sottolinearlo – di alto livello.